Tasso di cambio nominale e reale: quali sono le differenze
Il tasso di cambio è il costo di una moneta espresso in termini di un’altra moneta. Il valore di una valuta dipende da numerosi fattori, tra cui i più importanti sono: l’andamento economico del Paese di riferimento, i tassi di interesse applicati dalla Banca Centrale e il valore delle esportazioni/importazioni.
Nonostante l’introduzione della moneta unica in Europa, che permette a tutti i paesi membri di semplificare gli scambi commerciali tra di loro, ancora oggi il tasso di cambio rappresenta un elemento fondamentale per commercializzare con i Paesi extra UE, per chiunque intrattiene rapporti finanziari con queste nazioni e per chi viaggia all’estero.
Il tasso di cambio, come definito qui, rappresenta il tasso al quale si scambiano le monete ed esprime il numero di unità di moneta estera che si possono acquistare con la propria moneta e viceversa.
Tasso di cambio nominale e reale: quali sono le differenze
Il tasso di cambio può variare giornalmente in base alle quotazioni di mercato e le oscillazioni determinano un apprezzamento o un deprezzamento di questo tasso.
Ci sono due sotto categorie da conoscere: il tasso di cambio nominale e reale. Il tasso di cambio nominale rappresenta il prezzo della valuta di una nazione rispetto alla valuta estera e, al contrario, il tasso di cambio reale rappresenta il prezzo relativo ai beni nazionali e a quelli esteri.
La formula per calcolare il tasso di cambio reale è la seguente: E = e (P/P*), ovvero, tasso di cambio reale = tasso di cambio nominale (prezzo dei beni nazionali/ prezzo dei beni esteri). Quando il tasso di cambio reale assume un valore maggiore o minore di 1 significa che il cambio tra le due valute sta subendo un apprezzamento o un deprezzamento.
Il tasso di cambio nominale può essere quotato in due modalità, certo per incerto o incerto per certo. Nel primo caso, si indica la quantità di moneta estera che si può acquistare con una singola unità della propria moneta. Al contrario, la quotazione incerto per certo definisce la specifica quantità di moneta richiesta per acquistare una singola unità valuta estera.
Quali sono i regimi di tassi di cambio
I possibili regimi del tasso di cambio sono tre:
- Regime dei cambi fissi: gli Stati che adottano questi regimi si impegnano a mantenere fissi i tassi di cambio tra le diverse valute, consentendo solo modeste oscillazioni.
- Regime dei cambi fluttuanti: l’andamento dei cambi si determina esclusivamente dal mercato e, quindi, dall’andamento della domanda e dell’offerta, esponendo coloro che effettuano gli scambi commerciali a subire variazioni di valuta che possono avvenire tra il momento della stipula di un contratto e il momento del pagamento.
- Regime dei cambi flessibili: si tratta di un regime intermedio tra le due tipologie appena citate e prevede che il valore di alcune valute si agganci a una moneta di riferimento, la possibilità da parte delle banche centrale di intervenire nel mercato e dei margini di oscillazione più ampi rispetto al regime fisso.
Il regime dei cambi fissi richiede che le autorità monetarie intervengano nel mercato dei cambi attraverso specifiche operazioni di acquisto o di vendita delle valute. Al contrario, come appena detto, il regime dei cambi fluttuanti lascia libero il mercato ma: se il cambio sale può avere ripercussioni forti sugli scambi internazionali, sulla produzione delle industrie e anche sull’occupazione. Se il cambio scende può causare un aumento dell’inflazione, a causa della maggiore domanda dei beni.
Nel regime dei cambi flessibili, l’intervento delle banche centrali può avvenire solo per raggiungere uno dei seguenti obiettivi: la riduzione delle oscillazioni o l’orientamento del tasso di cambio verso dei valori più ragionevoli.