Imposta di bollo: voce di spesa sul conto deposito

L’imposta di bollo è una voce di spesa di cui si deve tenere conto nel contesto dei costi legati ai conti deposito, uno strumento finanziario piuttosto diffuso e destinato alla gestione dei risparmi.

L’imposta di bollo è un’imposta indiretta, ovvero che grava sulla ricchezza quando un soggetto manifesta, in modo indiretto, la sua capacità contributiva. Le imposte dirette sono quelle che invece vengono calcolate sul reddito o sul patrimonio.

L’imposta di bollo sui conti deposito è proporzionale al deposito di denaro e il calcolo prende in considerazione la giacenza vincolata; ne consegue che maggiore è la somma vincolata, maggiore sarà l’imposta dovuta dal contribuente.

L’imposta deve essere pagata periodicamente, a seconda di quello che è il sistema di rendicontazione del conto deposito (mensile, trimestrale, semestrale oppure annuale).

I principali riferimenti normativi relativi all’imposta di bollo sui conti deposito sono il Decreto del Presidente della Repubblica n. 642/1972 e due circolari dell’AdE (Agenzia dell’Entrate), per la precisione la n. 48/2012 e la n. 15/2013.

Imposta di bollo e conti deposito

L’importo dell’imposta di bollo sui conti deposito viene desunto applicando il 2‰ (2 per mille) ovvero lo 0,2%, sulla somma vincolata e il suo addebito è contestuale alla rendicontazione del conto.

Quando parliamo di conti deposito, è necessario sapere che l’imposta è sempre dovuta dal contribuente, a prescindere da quella che è la giacenza depositata; l’unica eccezione si ha nel caso in cui la giacenza sia pari a zero.

Va precisato che, per motivi promozionali, la banca potrebbe accollarsi l’importo dell’imposta, ma ciò non significa che questa non venga pagata; essa infatti, come detto, è sempre dovuta. Se la banca si accolla il pagamento di questo onere, ciò si traduce in maggiori guadagni per il depositante.

Il calcolo dell’imposta sui conti deposito è diverso da quello effettuato relativamente ai conti correnti; nel caso di questi ultimi, l’imposta non è dovuta se la giacenza media è inferiore ai 5.000 euro.

Le considerazioni fatte per il conto deposito valgono anche per altri strumenti bancari in cui è previsto il vincolo di una somma di denaro, come per esempio i libretti di risparmio e quelle forme miste di conti bancari in cui è previsto un vincolo su parte delle somme. In altri termini, su tutti quegli strumenti finanziari in cui è previsto il vincolo di una somma di denaro allo scopo di ottenere un guadagno da interessi.

Imposta di bollo sui conti deposito: gli intestatari

Gli intestatari di un conto deposito possono essere persone fisiche (ovvero privati) oppure persone giuridiche (per esempio un’azienda). Attualmente, nel caso delle persone fisiche non esiste un limite massimo per l’imposta di bollo; le cose cambiano se l’intestatario è una persona giuridica poiché l’attuale normativa prevede un limite massimo di 14.000 euro.

Il periodo di rendicontazione

Come accennato in precedenza, l’imposta di bollo sul conto deposito è dovuta al momento della rendicontazione sul conto. Conseguentemente, la data di addebito e l’importo addebitato variano a seconda dell’ammontare della somma vincolata e della periodicità del rendiconto. Quest’ultima è riportata sul contratto di conto deposito e può essere mensile, trimestrale, semestrale oppure annuale.

L’importo dell’addebito varia anche a seconda del periodo di vigenza del conto; vale a dire che se il conto deposito è stato aperto solo per un determinato periodo, l’imposta sarà proporzionale a esso. Per scendere più nel pratico: se il conto è aperto da 6 mesi e ha una rendicontazione annuale, l’imposta di bollo sarà pari alla metà dell’importo che sarebbe stato dovuto se il conto fosse stato aperto un anno.

Conti deposito: non si deve considerare solo l’imposta di bollo

Il conto deposito è un interessante prodotto pensato per il risparmio. Esso prevede infatti la corresponsione di interessi calcolati sulle somme depositate.

In linea generale, i conti deposito sono prodotti bancari che non prevedono né spese di apertura, né spese di chiusura e nemmeno spese di gestione. Potrebbero essere previste penali nel caso il cliente decida di svincolare le somme in anticipo. L’importo della penale potrebbe essere una cifra fissa stabilita per contratto oppure il mancato riconoscimento degli interessi maturati fino al momento dello svincolo o, ancora, il riconoscimento di un tasso più di interesse più basso.

Eventuali penali o penalizzazioni a parte, le voci di spesa più importanti sono la già citata imposta di bollo e la ritenuta fiscale sugli interessi attivi.

Sugli interessi maturati sulle somme depositate, infatti, la legge prevede l’applicazione di una ritenuta fiscale che attualmente è pari al 26%. Quindi, se gli interessi attivi lordi maturati corrispondono a 1.000 euro, gli interessi netti saranno 740 euro (1.000 – 260).

Di conseguenza, quando si valutano le varie proposte di conto deposito, si deve tenere conto anche di queste voci di costo per avere un’idea precisa di quella che sarà l’effettiva remunerazione del prodotto.