Il POS: costi, funzionamento, obbligo e novità 2019-2020
Il POS, acronimo del termine inglese Point of Sale, che vuol dire letteralmente “punto vendita”, non è altro che un dispositivo che consente di effettuare pagamenti tramite moneta elettronica. Questo servizio è accessibile solo a coloro che dispongono di un bancomat, di una carta di credito, di debito o prepagata e viene messo a disposizione dai commercianti, dai liberi professionisti, dagli artigiani, dai coltivatori, dagli allevatori e dalle imprese di servizi.
Come funziona il POS?
Una volta che l’esercente si è dotato di un lettore POS, il pagamento è possibile semplicemente riportando la spesa sulla tastiera e passando la carta del cliente nel terminale. La transazione si conclude con una firma, nel caso in cui si decida di utilizzare una carta di credito, o con l’inserimento del codice PIN, in caso di impiego di un bancomat. Questo sistema di pagamento è presente sul mercato ormai da diversi anni.
Tuttavia, grazie ai continui sviluppi tecnologici è diventato sempre più comodo e pratico. Infatti, si è passati dal terminale tradizionale collegato tramite linea fissa, ai lettori wireless e GSM, fino ad arrivare al mobile POS, che si connette tramite bluetooth allo smartphone o al tablet, sfruttando internet per effettuare la transazione monetaria.
In questo caso, al momento del pagamento, il commerciante digita l’importo direttamente sul telefono, avvalendosi di un’applicazione apposita, mentre il cliente passa la carta nel lettore. Se viene utilizzato un bancomat è necessario digitare il PIN sulla tastiera del terminale, mentre in caso di una carta di credito è sufficiente firmare sullo schermo dello smartphone.
Obbligo del POS in Italia: quando è stato introdotto?
L’obbligo del POS, stabilito dal d.lgs 179/2012, è entrato in vigore nel gennaio del 2014. Tale normativa è nata per cercare di favorire l’impiego della moneta elettronica, al fine di contrastare l’evasione fiscale, mediante la tracciabilità dei pagamenti effettuati con bancomat, carte di credito e prepagate.
Nel gennaio 2014, però, è stato emanato anche un decreto interministeriale, avente come intento quello di chiarire alcuni aspetti riguardanti i pagamenti elettronici. Inizialmente, sono stati sottoposti all’obbligo di dotarsi di POS solo coloro che fatturavano più di 200 mila euro annui. Successivamente, però, questo tetto è stato superato e l’obbligo è stato allargato a tutti.
Altre modifiche importanti sono state attuate nel 2016, a seguito della Legge di Stabilità, che ha previsto delle sanzioni per coloro che non si fossero dotati di POS o non accettassero pagamenti tramite carte. Tuttavia, questa misura non ha avuto riscontro nella pratica.
Non bisogna dimenticare, però, che tutto ha avuto inizio con il d.lgs 231/2007, ancora in vigore, che aveva imposto il divieto di effettuare pagamenti in contanti superiori a 999,99 euro. Tale limite è stato alzato con la Legge di Stabilità del 2016, arrivando a 3.000 euro.
Situazione attuale: cosa è importante sapere?
Con la Legge di Bilancio 2018, il Governo non ha varato una normativa apposita, ma ha cercato di estendere alle transazioni commerciali effettuate con moneta elettronica una norma già esistente, contenuta nell’articolo 693 del Codice Penale, che prevede che “chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro“.
Di fatto, gli esercenti rischiano una multa di 30 euro per ogni transazione negata. Tuttavia, il Consiglio di Stato, in un parere che è stato depositato il 1° giugno 2018, ha bloccato le sanzioni. Ma chi è tenuto ad avere un POS? Sicuramente, le categorie di lavoratori che vendono beni, servizi e prestazioni professionali. Dunque, vi rientrano i commercianti, gli artigiani, i professionisti, le attività ricettive e le attività di ristorazione.
Chi, invece, è escluso, per il momento, dall’obbligo POS? I tabaccai ed i benzinai, poiché considerati categorie speciali, che incassano e riservano imposte statali, pertanto in grado di garantire un’elevata rintracciabilità della loro attività. Tuttavia, sono esenti dall’obbligo del POS anche i professionisti che esercitano in studi associati che non hanno rapporti diretti con i clienti, in quanto non fatturano direttamente a loro, bensì al titolare dell’impresa.